LA TERZA PARENTESI



🔊 Apocalisse capitolo 14 e 15



L'Agnello e i suoi redenti
14:1 Poi guardai e vidi l'Agnello che stava in piedi sul monte Sion e con lui erano centoquarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulla fronte. 2 Udii una voce dal cielo simile a un fragore di grandi acque e al rumore di un forte tuono; e la voce che udii era come il suono prodotto da arpisti che suonano le loro arpe. 3 Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono, davanti alle quattro creature viventi e agli anziani. Nessuno poteva imparare il cantico se non i centoquarantaquattromila, che sono stati riscattati dalla terra. 4 Essi sono quelli che non si sono contaminati con donne, poiché sono vergini. Essi sono quelli che seguono l'Agnello dovunque vada. Essi sono stati riscattati tra gli uomini per esser primizie a Dio e all'Agnello. 5 Nella bocca loro non è stata trovata menzogna: sono irreprensibili.

Tre angeli e l'ultima possibilità di salvezza
6 Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante il vangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo. 7 Egli diceva con voce forte: «Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque».

8 Poi un secondo angelo seguì dicendo: «Caduta, caduta è Babilonia la grande, che ha fatto bere a tutte le nazioni il vino dell'ira della sua prostituzione».

9 Seguì un terzo angelo, dicendo a gran voce: «Chiunque adora la bestia e la sua immagine, e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, 10 egli pure berrà il vino dell'ira di Dio versato puro nel calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco e zolfo davanti ai santi angeli e davanti all'Agnello». 11 Il fumo del loro tormento sale nei secoli dei secoli. Chiunque adora la bestia e la sua immagine e prende il marchio del suo nome, non ha riposo né giorno né notte.

12 Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù. 13 E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono».

La mietitura e la vendemmia
14 Poi guardai e vidi una nube bianca; e sulla nube stava seduto uno, simile a un figlio d'uomo, che aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata.

15 Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che stava seduto sulla nube: «Metti mano alla tua falce e mieti; poiché è giunta l'ora di mietere, perché la mèsse della terra è matura».

16 Colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.

17 Poi dal tempio, che è nel cielo, uscì un altro angelo; anch'egli aveva una falce affilata.

18 E un altro angelo, che aveva potere sul fuoco, uscì dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Metti mano alla tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature».

19 L'angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio. 20 Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue che giungeva fino al morso dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi.

I vincitori sulla bestia (Capitolo 15)
1 Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso: sette angeli che recavano sette flagelli, gli ultimi, perché con essi si compie l'ira di Dio.

2 E vidi come un mare di vetro mescolato con fuoco e sul mare di vetro quelli che avevano ottenuto vittoria sulla bestia e sulla sua immagine e sul numero del suo nome.

Essi stavano in piedi, avevano delle arpe di Dio, 3 e cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello, dicendo: «Grandi e meravigliose sono le tue opere, o Signore, Dio onnipotente; giuste e veritiere sono le tue vie, o Re delle nazioni. 4 Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo; e tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché i tuoi giudizi sono stati manifestati».



Questa terza parentesi è inserita dopo il suono dell'ultima tromba, e ci porta a considerare cose che esulano dalla sequenza dei sigilli, trombe e coppe, guidandoci avanti ed indietro con alcuni salti temporali.


Suddivisione in quattro parti del brano:





L'AGNELLO ED I SUOI REDENTI


La prima parte di questo capitolo, con i versetti 1 - 5 ci presenta i 144.000, in un momento storico particolare, che è quello della fine della grande tribolazione, quando Cristo sarà tornato in terra.

Viene fatto un paragone tra i 144.000 che sono sul Monte Sion insieme a Gesù, e la grande folla, che intona un nuovo canto in cielo. Si tratta di un'adorazione nuova, adatta al nuovo tempo che sarà vissuto da tutti quanti durante i mille anni del "Regno dei Cieli".

Quel canto, tra quelli che saranno in terra, può essere imparato solo dai 144.000, l'equivalente terreno della grande folla che ormai si trova in cielo davanti al trono di Dio, dove ha iniziato a svolgere le sue mansioni di governo, al comando di Gesù.

I 144.000 sono al servizio del Re dei re, per le caratteristiche di estrema fedeltà che li ha contraddistinti e che garantisce per il loro futuro ministero terreno al governo mondiale, da Gerusalemme.



TRE ANGELI E L'ULTIMA POSSIBILTA' DI SALVEZZA


La seconda parte, invece, ci riporta al tempo del suono della settima tromba, quando Cristo prende il potere, la chiesa è rapita ed i 144.000 sono nascosti. La grande tribolazione è davanti agli umani, ma non tutto è perduto, c'è ancora possibilità di salvezza.

Ciò è attestato dai tre angeli che proclamano tre cose: un Vangelo eterno, la caduta di "Babilonia la Grande", con il conseguente invito ad uscire da essa, ed il divieto di aderire ai progetti della Bestia. E' da notare che Babilonia non è ancora stata presentata, lo sarà poi ai capitoli 17 e 18.

Sono le tre cose che portano salvezza durante il brutto periodo della grande tribolazione, vengono annunciate da angeli poiché la chiesa non è più in terra e non può più svolgere quel servizio.

La fede e la costanza nell'adorazione di Dio si ridurrà a queste poche cose, ma non saranno di poco conto, perché già nella presentazione della prima Bestia i santi sono stati avvisati che non potranno opporre resistenza.



🔊 Apocalisse 13
9 Se uno ha orecchi, ascolti. 10 Se uno deve andare in prigionia, andrà in prigionia; se uno dev'essere ucciso con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada. Qui sta la costanza e la fede dei santi.


Una voce dal cielo proclama anche la beatitudine, o felicità, di quelli che saranno uccisi per la loro trovata ubbidienza ai comandamenti e per la fedeltà a Cristo, (in questo, ancora una volta, sono compresi ebrei e gentili) perché anch'essi torneranno in vita e regneranno con Cristo. Vedremo che avverrà al capitolo 20 con la "prima risurrezione".



LA MIETITURA E LA VENDEMMIA


Nella terza parte del brano appaiono Cristo e tre angeli:


Cristo ha una falce in mano.
Il primo angelo esce dal tempio e grida a Gesù che è ora di mietere la mèsse della terra.
Il secondo ha anch'esso una falce.
Il terzo, con il potere sul fuoco, esce dall'altare e grida al secondo che è ora di vendemmia.



Lasciamo da parte ciò che riguarda la simbologia attorno agli angeli e concentriamoci sull'avvenimento. Riportiamo i versetti in questione.



🔊 La mietitura e la vendemmia
14 Poi guardai e vidi una nube bianca; e sulla nube stava seduto uno, simile a un figlio d'uomo, che aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata.

15 Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che stava seduto sulla nube: «Metti mano alla tua falce e mieti; poiché è giunta l'ora di mietere, perché la mèsse della terra è matura».

16 Colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.

17 Poi dal tempio, che è nel cielo, uscì un altro angelo; anch'egli aveva una falce affilata.

18 E un altro angelo, che aveva potere sul fuoco, uscì dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Metti mano alla tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature».

19 L'angelo lanciò la sua falce sulla terra e vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio. 20 Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì tanto sangue che giungeva fino al morso dei cavalli, per una distesa di milleseicento stadi.


Questo brano ci ricorda due periodi dell'anno, la primavera e l'autunno, e le feste legate a questi avvenimenti che sono Pasqua-Pentecoste e Sukkot (capanne).

Il primo periodo durava 50 giorni nei quali si svolgeva la mietitura in primo luogo dell'orzo e poi del grano, Pentecoste segnava la fine del ciclo.

Il secondo periodo, in autunno, durava otto giorni e segnava la fine del raccolto della frutta e la vendemmia.


Le feste giudaiche (Link)


Il brano, come abbiamo visto, può essere diviso in due parti, una riguarda la mietitura, l'altra la vendemmia.

Nel primo caso non c'è alcun riferimento all'ira di Dio, mentre nel secondo è ben evidente.

Il personaggio seduto sulla nube, simile ad un figlio d'uomo, con la corona in testa richiama alla mente Gesù stesso che miete la terra e raccoglie il grano. Si tratta del rapimento della chiesa.

Il terzo personaggio, un angelo, è il vendemmiatore ed ammassa l'uva nel tino dell'ira di Dio. Con l'avvento del Regno saranno distrutti tutti quelli che distruggono la terra; ciò sarà portato a termine alla fine della grande tribolazione.

Si tratta quindi di due avvenimenti ben distinti tra loro anche dal periodo in cui avverranno.

Il primo ha come attore Gesù stesso e miete in primavera.

Il secondo è un angelo e vendemmia in autunno, mettendo in atto l'ira di Dio. Tra i due eventi possono essere trascorsi anche i famosi 1260 giorni, come risulta chiaro dalle feste ebraiche.





I VINCITORI SULLA BESTIA


Siamo al capitolo 15, che con i suoi primi 4 versetti continua con la terza parentesi. Questa volta lo fa annunciando il versamento delle sette coppe che sono il compimento dell'ira di Dio. Si tratta della grande tribolazione. Lo scopo di quest'annuncio è quello di lasciare ancora posto alla speranza. C'è ancora un modo per seguire la chiesa in cielo.

Tutti quelli che non sono stati rapiti, insieme a quelli che crederanno per l'annuncio angelico del Vangelo eterno, e che per questo si troveranno a vivere come credenti durante la grande tribolazione, subendo la persecuzione delle due bestie: anche per loro si prospetta la salvezza.

Giovanni ci trasporta nella sala del trono di Dio, dove quelli che sono stati uccisi dalla bestia, e l'hanno vinta accettando la morte piuttosto che rinnegare Cristo, stanno intonando un coro di lode a Dio ed a Cristo, segno della loro risurrezione e della loro riunione al resto della chiesa che già era in cielo.

Di questo se ne parlerà poi al capitolo 20 con la "prima risurrezione".




La terza parentesi finisce qui. Il racconto prosegue, poi, con la presentazione dei sette angeli con le sette coppe dell'ira di Dio che terminano la sequenza dei sigilli - trombe - coppe.





Riassunto del contenuto delle tre parentesi.




PRIMA:
Nella prima parentesi vengono presentati due gruppi: i 144.000 e la "grande folla"



SECONDA:
1) Nella seconda viene invitato Giovanni a profetizzare ancora al mondo intero.
2) Sette tuoni parlano, ma Giovanni non deve scrivere ciò che hanno detto.
3) Vengono presentati due testimoni - profeti che predicano il ravvedimento.



TERZA:
1) Vengono ripresentati i 144.000 e la grande folla nel periodo del ritorno di Cristo.
2) Alcuni angeli predicano un Vangelo Eterno, l'ultima possibilità di salvezza.
3) Vengono illustrate la mietitura e la vendemmia, due eventi fondamentali.
4) C'è ancora speranza per i non rapiti, se muoiono per Cristo regneranno con lui.