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Scrive la Watchtower nel lbro "sia fatta la tua volontà in terra" a pag. 100:

Nabucodonosor (nella sua pazzia) rappresentava un dramma profetico, in cui un anno di tempo corrispondeva ad un periodo molto più lungo. Dev'essere così, perché Gerusalemme come rappresentante del Regno di Geova non cessò di essere calpestata alla fine della pazzia di Nabucodonosor; e sei secoli dopo Gesù Cristo disse che Gerusalemme avrebbe continuato ad essere calpestata dalle nazioni finché non fossero terminati i fissati tempi delle nazioni dei gentili. Qual'è dunque la durata dei sette tempi? .....Parlando di lunghi periodi di tempo, Dio disse che un giorno corrispondeva ad un intero anno. In base a ciò, dunque, un anno corrisponderebbe a 360 anni, "un giorno per un anno, ti ho assegnato, dico, un giorno per un anno". (numeri 14:34; Ezechiele 4:6) Quindi un simbolico "tempo" ammonterebbe a 360 anni. "Sette tempi", simbolicamente parlando, ammonterebbero a 2520 anni letterali. I "sette tempi" o sette anni della pazzia di Nabucodonosor predissero così un periodo di 2520 anni.



I due passi biblici, per maggiore praticità, sono riportati qui in basso.

Numeri 14:34

Avete impiegato quaranta giorni, per compiere l'esplorazione: pagherete le conseguenze dei vostri peccati per quarant'anni: a ogni giorno, corrisponderà un anno. Imparerete così che cosa vuol dire opporsi a me. (T.I.L.C.)



Ezechiele 4:6-7

Passati quei giorni, ti girerai sul fianco destro. Sconterai i peccati del regno di Giuda per un periodo di quaranta giorni, un giorno per ogni anno delle sue colpe. Fissa il tuo sguardo su Gerusalemme assediata. Alza il tuo braccio e profetizza contro di essa. (T.I.L.C.)



Ma è proprio così? Proviamo ad esaminare più attentamente ciò che la Watchtower afferma: nel passo di Numeri è Dio stesso che parla a Mosè e ad Aronne, perché testimonino al popolo la decisione che aveva preso; in questo caso Dio specifica chiaramente agli interessati, che i quaranta giorni che avevano impiegato per esplorare il paese, diventano il simbolo della pena da scontare. Anche nel passo di Ezechiele è chiaramente specificato, da Dio stesso, che i quaranta giorni diventano il simbolo profetico di quaranta anni. Come si vede in questi due casi non esiste nessun senso nascosto del messaggio di Dio, ma il simbolo dei giorni è chiaramente rivelato, e, cosa molto importante, valeva solo in quei casi particolari; niente ci fa supporre che il principio di "un giorno per un anno" sia un principio generale che, nella Bibbia, possa essere applicato ovunque.

Per quanto riguarda il racconto della pazzia di Nabucodonosor, l'autore vuol mettere in luce che il mondo lo governa solo Dio. Il re di Babilonia era solo un uomo presuntuoso ed arrogante, nel pensare di potersi sostituire al creatore. Interpretando il sogno, Daniele, affermò che il grande albero che il re aveva visto era lui stesso, e quella visione rivelava il suo atteggiamento interiore d'uomo provvidenziale che distribuiva cibo e protezione a tutti. La cima dell'albero che tocca il cielo significava che si sentiva qualcosa di più di un uomo comune, ed il fatto che fosse visibile dalle estremità della terra rivelava le sue mire espansionistiche.

Perciò Nabucodonosor viveva felice e si sentiva pienamente realizzato compiacendosi della propria potenza e ricchezza, tanto da dimenticarsi Dio e non averne più bisogno. Per questa sua presunzione fu avvertito in sogno, ma nonostante che Daniele gli avesse rivelato quale fosse il giudizio di Dio per lui, egli non pensò che fosse ancora giunto il tempo di pentirsi e convertirsi, fin quando, dopo un anno circa, la sua presunzione lo fece cadere di nuovo. Allora si adempì la profezia, ed il re fu pazzo per sette anni (il numero sette qui è inteso come simbolo di completezza o totalità), fin quando non riconobbe la sua presunzione e rese a Dio l'onore che gli spettava.

In questo brano della scrittura (dan 4) non c'è niente che faccia supporre un nesso con la vicenda di Sedecia e la distruzione del tempio di Gerusalemme, il significato della pericope è chiaramente esposto nei versetti 34-37, per cui ogni ulteriore ricerca sul testo sarà inutile ed assurda. Anche se Gesù parlò del Regno di Dio definendolo come un albero tra i cui rami trovano riparo gli uccelli del cielo, (Matteo 13:31-32) egli si riferiva all'albero che sarebbe cresciuto dal seme che lui stesso aveva piantato sulla terra, per cui neppure tra questo passo ed il sogno di Nabucodonosor, c'è qualcosa in comune.

Daniele 4:36-37

In quel tempo la ragione tornò in me; la gloria del mio regno, la mia maestà e il mio splendore mi furono restituiti; i miei consiglieri e i miei grandi mi cercarono, io fui ristabilito nel mio regno e la mia grandezza fu superiore a quella che avevo prima. Ora io, Nabucodonosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo, perché tutte le sue opere sono vere e le sue vie giuste, ed egli ha il potere di umiliare quelli che procedono con superbia.



Riportiamo i due passi in questione:

Daniele 4:7-9

Le visioni che mi passarono per la mente, mentre stavo a letto, erano queste: Io stavo guardando ed ecco un albero di grande altezza in mezzo alla terra. Quell'albero era grande, robusto, la sua cima giungeva al cielo e si poteva vedere fin dall'estremità della terra. I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti e vi era in esso da mangiare per tutti. Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi rami; di lui si nutriva ogni vivente.



Matteo 13:31-32

Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».



Volendo per forza trovare un punto in comune tra i due passi, non credo si possa andare oltre al considerare che: nel primo si parla di presunzione (un falso messia), nel secondo, invece, il Messia è quello vero.

Viene da chiedersi in base a quale criterio la Watchtower è arrivata a formulare tali dottrine, giacché non trovano nessun fondamento nei passi citati come origine.



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