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L'espressione: "I tempi delle nazioni", o "tempi dei gentili", o, come traduce la N.W, "i tempi fissati delle nazioni", è tipica del Vangelo di Luca, infatti, non ricorre in altre parti della Bibbia.

Luca 20:27

Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea, fuggano sui monti; e quelli che sono in città, se ne allontanino; e quelli che sono nella campagna non entrino nella città. Perché quelli sono giorni di vendetta, affinché si adempia tutto quello che è stato scritto. Guai alle donne che saranno incinte, e a quelle che allatteranno in quei giorni! Perché vi sarà grande calamità nel paese e ira su questo popolo. Cadranno sotto il taglio della spada, e saranno condotti prigionieri fra tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli, finché i tempi delle nazioni siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra, angoscia delle nazioni, spaventate dal rimbombo del mare e delle onde; gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con potenza e gloria grande. (N. R.)



Come spesso accade nel linguaggio profetico-apocalittico, anche Luca fonde insieme i due avvenimenti della distruzione di Gerusalemme del '70 d.C. ed il ritorno di Cristo, e com'è chiaro dal testo, definisce il tempo che intercorre tra i due eventi "tempi delle nazioni".

A questo punto possiamo fare anche un'altra considerazione: ammettiamo pure, per assurdo, che alcuni insegnamenti della Torre di Guardia siano accettabili, in particolare riferiamoci all'anno in cui Sedecia fu fatto prigioniero, prendendo per buona la data del 607 a.C. Ammettiamo che "un giorno per un anno" sia un principio generale, e che, nella Bibbia, possa essere applicato ovunque (a questo punto qualcuno potrebbe sostenere che anche Gesù ha digiunato per quarant'anni nel deserto).

Prendiamo per buono il fatto che "i tempi dei gentili" siano iniziati da quando i discendenti di Davide non siedono più sul trono, ed eseguiamo il calcolo dei sette anni di pazzia di Nabucodonosor. Abbiamo ammesso che "un giorno per un anno" fosse accettabile come principio generale, ma per applicarlo al nostro caso incontriamo subito una difficoltà, perché il testo parla d'anni (o tempi), non di giorni, per cui siamo costretti ad operare una conversione in più, ossia, trasformare prima gli anni in giorni, e poi applicare il principio ritenuto biblico in questione, per cui il testo viene ad essere manipolato eccessivamente rispetto a ciò che il principio testé applicato permetterebbe. Qualcuno potrebbe obiettare che, nello stesso libro di Daniele, c'è un esempio famosissimo di un modo di procedere analogo a quello appena descritto, e che riguarda la profezia delle settanta settimane.

Daniele 9:24-25

Settanta settimane son fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la trasgressione, per metter fine al peccato, per espiare l’iniquità e addurre una giustizia eterna, per suggellare visione e profezia, e per ungere un luogo santissimo. Sappilo dunque, e intendi! Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all’apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi. (Riveduta)



L'interpretazione tradizionale di questo passo è di tipo messianico, e vede le settanta settimane come settanta gruppi di sette anni, per cui qualcuno ha pensato che in questo caso si sia operato scomponendo le settimane in giorni, ed infine ad essi sia stato applicato il principio di un giorno per un anno appena descritto. Ebbene, tutto ciò è sbagliato, perché la parola che in questo caso è stata tradotta con "settimane", ha un significato più ampio.

Il termine ebraico "shabua" (divisione settenaria, settimana), usato in questo passo, designava non solo sette giorni, ma anche un ciclo di sette anni, (cfr. l'uso della parola dozzina) come nel caso dalla celebrazione dell'anno sabbatico. E' ovvio, quindi, ritenere che in Daniele il termine in questione rappresenti un periodo di sette anni, e non sette giorni, per cui in questo caso il principio di "un giorno per un anno", non deve essere applicato, poiché non occorre operare alcuna conversione di giorni in anni, giacché il termine originale usato significa già gruppo di sette anni; quindi, la traduzione riportata in basso, è senz'altro più fedele della precedente.

Daniele 9:24-25

«Per il tuo popolo e per la città santa è stato fissato un tempo di settanta periodi di sette anni. Questo tempo è necessario perché termini la disubbidienza, cessino le colpe e i peccati siano perdonati, la giustizia eterna si manifesti, le visioni e le profezie si realizzino e il Luogo Santissimo sia di nuovo consacrato. Ecco quel che tu devi sapere e comprendere: dal momento in cui è stato pronunziato il messaggio che riguarda il ritorno dall'esilio e la ricostruzione di Gerusalemme fino all'apparizione di un condottiero consacrato devono passare sette periodi di sette anni e sessantadue periodi di sette anni; questo ritorno dall'esilio e questa ricostruzione della città e delle fortificazioni si faranno in tempi difficili. (T.I.L.C.)



Con tutto ciò, il modo di procedere alla dimostrazione che il 1914 è un anno segnato dalla profezia biblica, può essere considerato totalmente arbitrario, ossia, senza alcun fondamento scritturale.

C'è ancora un altro punto che a questo scopo è utile approfondire, e si tratta dell'interpretazione che la Torre di Guardia dà al seguente passo evangelico:

Matteo 24:6-14

Gesù era uscito dal tempio e andava via. Si avvicinarono a lui i suoi discepoli e gli fecero osservare le costruzioni del tempio. Ma Gesù disse loro: «Vedete tutto questo? Vi assicuro che non rimarrà una sola pietra sull'altra. Tutto sarà distrutto». Quando giunsero al monte degli Ulivi, Gesù si sedette e i suoi discepoli si avvicinarono a lui in disparte e gli chiesero: «Puoi dirci quando avverranno queste cose? E quale sarà il segno del tuo ritorno alla fine di questo mondo?». Gesù rispose: «Fate attenzione e non lasciatevi ingannare da nessuno! Perché molti verranno e cercheranno di ingannare molta gente. Si presenteranno con il mio nome e diranno: "Sono io il Messia!". Quando sentirete parlare di guerre, vicine o lontane, non abbiate paura: bisogna che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. I popoli combatteranno l'uno contro l'altro, un regno contro un altro regno. Ci saranno carestie e terremoti in molte regioni. Ma tutto questo sarà come quando cominciano i dolori del parto. «Voi sarete arrestati, torturati e uccisi. Sarete odiati da tutti per causa mia, Allora molti abbandoneranno la fede, si odieranno e si tradiranno l'un l'altro. Verranno molti falsi profeti e inganneranno molta gente.Il male sarà tanto diffuso che l'amore di molti si raffredderà. Ma Dio salverà chi resisterà sino alla fine. «Intanto il messaggio del regno di Dio sarà annunziato in tutto il mondo; tutti i popoli dovranno sentirlo. E allora verrà la fine.



La Watchtower, nel libro "La verità che conduce alla vita eterna" a pag. 86 interpreta così questo brano:

Esattamente che cosa indicò Gesù Che avrebbe contrassegnato la sua seconda presenza ed il "termine del sistema di cose?" Egli disse: "Sorgerà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno penuria di viveri e terremoti in un luogo dopo l'altro". (Matteo 24:7) Qui Gesù ci dice di guardare ad una nuova specie di guerra, la guerra totale! La guerra che cominciò nel 1914 corrisponde a questa descrizione. Non solo gli eserciti si combatterono nei campi di battaglia; anche la popolazione civile fu organizzata per dare pieno appoggio alla guerra. Come Gesù predisse, intere nazioni e regni si combatterono gli uni gli altri. Per la prima volta nella storia il mondo intero fu in guerra. Perciò fu chiamata "Prima guerra mondiale" ......Accadde proprio come Gesù aveva predetto.



Secondo la Torre di Guardia, a confermare la teoria del 1914 come anno segnato, è Gesù stesso, perché gli avvenimenti da lui descritti nel capitolo 24 di Matteo indicano sicuramente lo scoppio di una guerra mondiale, insieme con altre catastrofi che in questo nostro tempo sono all'ordine del giorno. Non si può contestare che i segni di cui parlava Gesù si stiano realmente verificando oggi sotto i nostri occhi, ma ciò che Matteo sicuramente non voleva dire è che Gesù iniziasse a regnare dal cielo sulla terra quando tali segni incominciavano ad accadere. Per maggior chiarezza esaminiamo alcuni altri versetti dello stesso capitolo.

Matteo 24:23-27

«Allora, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Messia è qui!" oppure: "È là", voi non fidatevi. Perché verranno falsi profeti e falsi messia, i quali faranno segni miracolosi per cercare di ingannare, se fosse possibile, anche quelli che Dio si è scelto. Io vi ho avvisati. «Perciò, se vi diranno: "Il Messia è nel deserto", voi non andateci. Se vi diranno: "Il Messia è nascosto qui", voi non fidatevi. Perché, come il lampo improvvisamente guizza da una parte all'altra del cielo, così verrà il Figlio dell'uomo. (T.I.L.C.)



Secondo ciò che Matteo ha scritto, dopo tutte le guerre ed i disastri, appariranno anche dei falsi profeti, l'insegnamento di Gesù è di non ascoltarli, specialmente quando parlano della sua presenza in un posto o nell'altro, perché quando il Signore si manifesterà in gloria non potrà esserci alcun modo di sbagliare, il simbolo del lampo che illumina tutto il cielo è qualcosa che non può passare inosservato, per cui la sua manifestazione sarà una cosa chiarissima per tutti, anche per coloro che non credono, come specificano anche quest'altri versetti.

Rivelazione 1:7

Attenzione! Viene tra le nubi, e tutti lo vedranno, anche quelli che lo uccisero: i popoli della terra saranno sconvolti. Sì, amen. (T.I.L.C.)



Atti 1:9-11

Dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi. E come essi avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: 11 «Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo».



I segni contenuti in Matteo 24, secondo ciò che Gesù stava dicendo, indicano solo l'approssimarsi dell'instaurazione del Regno, infatti, si allude ai dolori del parto (versetto 8), che precedono la nascita, che in questo caso è il Regno di Dio, di cui Gesù sarà il Re.





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